Sono uno specialista in Chirurgia Vascolare e Angiologia. Ecco il mio percorso.

La mia filosofia è mettere sempre il mio paziente al centro delle cure.
Per una guarigione rapida e duratura .
Con il minor dolore possibile.

Chirurgia non vuol dire necessariamente sofferenza post-operatoria. La mia filosofia è soltanto una: ridurre il più possibile il dolore del paziente. Una guarigione rapida e duratura non è un miraggio e neppure una promessa. È il mio obiettivo. In chirurgia operiamo con un indispensabile distacco. Eppure, il miglior chirurgo sa che ogni paziente è un caso a sé stante. È una persona unica, con la sua storia di patologie e cura. Non c’è organismo uguale all’altro. Gli organi, i tessuti, le conformazioni anatomiche hanno le loro peculiarità, come avviene ai tratti del volto. Mi piace dire che sono il “sarto” dei miei pazienti, perché per me ogni intervento è un “abito su misura”. Ho aiutato migliaia di persone a camminare, ricordando l’intervento non come una sventura, ma come una rinascita. 

Per questo non mi sono mai fermato, neppure dopo la specializzazione. A fianco delle tecniche endovascolari ormai classiche, studio costantemente procedure di chirurgia carotidea, aortica e ricostruttiva delle arterie degli arti inferiori open con approccio mini invasivo. Che cosa significa? Io prediligo le incisioni cutanee ridotte, che recano il minor trauma possibile al paziente. Così accorcio anche i tempi di guarigione e, soprattutto, la somministrazione degli antidolorifici. Vuol dire meno medicine e un quasi immediato rientro a casa per una convalescenza semplice e serena. 

In chirurgia aortica, una parte importante del mio approccio in sala operatoria è anche l’impiego di un tipo speciale di catetere, che rilascia il farmaco anestetico direttamente nella ferita nelle prime ore post-operatoria. Nel 2007, quando ero nel team chirurgico dell’Istituto Clinico Humanitas,  sono stato infatti tra i primi in Italia a mettere in campo le cosiddette “metodiche fast track in chirurgia aortica(1). Le “fast” sono tutte le metodologie ed approcci multimodali che ci permettono di garantire ad un paziente un recupero funzionale rapido. Sono egualmente importanti la valutazione clinica prima dell’intervento, l’ascolto del paziente e la definizione del percorso riabilitativo. Ognuno di questi elementi è un tassello di una visione integrata della scelta dell’intervento chirurgico: lo agevola, lo semplifica, lo rende più efficace. I risultati ottenuti sui tempi di dimissione sono eccezionali. Bastano 4-6 giorni di ricovero anche in caso di complesse ricostruzioni aortiche, ad esempio per essere dimessi dopo una ricostruzione per di un aneurisma dell’aorta o di bypass aorto-bifemorale . Ne ho parlato spesso nelle mie conferenze in Congressi di Medicina Nazionali e Internazionali (2,3,4).

Quando posso, applico sempre i criteri della “fast track”: in chirurgia carotidea e anche in flebologia. Facciamo un esempio proprio sulla chirurgia carotidea open, che noi chiamiamo “TEA carotidea”. Uno dei principali problemi nel post-operazione sono in questo caso le complicanze cardiache. La patologie a carico delle coronarie spesso vanno di pari passo con le malattie delle carotidi. Un percorso chirurgico “fast track” consiste quindi nell’eseguire esami approfonditi sulle coronarie prima dell’intervento sulla carotide, in modo da avere in anticipo informazioni sullo stato delle coronarie che, se malate, potrebbero rivelare delle brutte sorprese nel post-intervento. In caso di stenosi importanti, dopo aver identificate i restringimenti sulle coronarie con la TAC coronarica e dopo averne disegnata la ricostruzione in 3D, si decide eventualmente di trattare queste stesse stenosi con procedura staged o combined) (5)

Seguendo criteri diagnostici e terapeutici simili, asporto le placche carotidee con una metodica che ho messo a punto io stesso. Riesco così a ridurre i frammenti emboligeni e a mantenere basso il rischio intraoperatorio di ictus. La placca sclerotica può infatti frantumarsi durante l’intervento: al momento del ripristino della circolazione, i frammenti possono entrare immediatamente nel flusso sanguigno raggiungendo il cervello e causando mancanza di ossigeno con conseguente evento neurologico. La mia tecnica accorcia anche i tempi di clampaggio del vaso, ossia i minuti necessari a chiudere l’arteria nel tratto interessato dalla placca per poterla rimuovere. In questo modo l’incidenza di stroke crolla allo 0.8%. E il paziente torna a casa in 24 ore.

Ci sono anche casi in cui ottenere una ri-vascolarizzazione corretta non è stato giudicato possibile. Chi soffre di piede diabetico neuro-ischemico (TUC IIID) o ha avuto una ischemia critica è in questa situazione. Ma non significa che non si possa far nulla. L’amputazione non è affatto un destino già scritto. L’esperienza di ognuno di noi ci permette di fare scelte chirurgiche differenti. In caso di ischemia critica la scelta si può spostare su un bypass femoro-distale in safena o con tratti di vena autologa.  Ci sono anche i bypass cosidetti “estremi”: il flusso arterioso viene portato nella safena fino ai più piccoli vasi tibiali della gamba, per permettere il salvataggio del piede. La mia percentuale di successo nel paziente già giudicato “no option” è da sempre incoraggiante: arto salvo dall’amputazione nel 92% dei casi a 3 anni dall’intervento. 

Non escludo mai, fin dove possibile,  procedure meno complesse per il mio paziente. Nella maggior parte dei casi con la mia equipe otteniamo la rivascolarizzazione periferica usando tecniche endovascolari.  Attraverso un piccolo foro nell’arteria femorale (la cosiddetta “via percutanea”) entro nel sistema arterioso del paziente, raggiungendo il punto di cui devo dilatare l’arteria e posizionare lo stent o la endoprotesi per rimediare alla occlusione sclerotica.

Presso la COLUMBUS CLINIC CENTER disponiamo anche di un angiografo che al posto del mezzo di contrasto utilizza la anidride carbonica sterile (CO2), per poter trattare anche quei pazienti con insufficienza renale cronica o con gravi allergie che non sarebbero trattabili in altre situazioni.

Si comincia insieme, si guarisce insieme. Questa è la mia idea di chirurgia.

Il bypass è una nuova spiaggia. Un nuovo inizio.
Come una strada di nuova costruzione .
Si può intervenire, ancora. Fare manutenzione.
Aggiungere un marciapiede o un collegamento.

1 Italian Journal Vascular and Endovascular Surgery, 15, suppl.1, Dec 2008 pag 20: Protocollo Fast Track In Chirurgia Aortica: Studio Pilota Di Una Nuova Esperienza. Odero A jr, Poletto G, Popovich A., Casabianca E, Franciosi E Giorgetti PL

2 Interactive Cardio Vascular and Thoracic Surgery Suppl 1 to Vol 8 2009 S70: Fast Track Protocol In The Surgery Of Abdominal Aorta: Our Experience; P.L. Giorgetti, G.L. Poletto, A. Popovich, A. Odero jr, E. Casabianca, E. Franciosi

3 European Surgical Research 2010 23rd National Congress of the Italian Society of Young Surgeon (SPIGC);45(3-4): 262 Aortic fast track surgery: a randomized comparision of perifascial infusion catheter and local anaestetic. Odero A jr, Poletto G, Casabianca E, Popovich A, Busoni C, Spoto M, Giorgetti PL

4Soc ietàAnestesiologia Italiana 2010: Brancato G, Spoto MR, Giustiniano E, Malossini S, Valsecchi P, Odero A jr, Poletto G, Giorgetti PL, Bordone G. Infusione continua sottofaciale di ropivacaina per l’analgesia postoperatoria in chirurgia addominale aortica open fast track: studio pilota

5 Stroke, 2007; 38:e51: Combined Carotid Endarterectomy and Coronary Arery Bypass: a Still Feasible Procedure? – Letter to the Editor Giorgetti PL, Odero A jr, Poletto GL, Franciosi E.


DI CHE COSA MI OCCUPO

La chirurgia vascolare è una branca della chirurgia che ha, come obiettivi terapeutici, la cura di arterie e vene. Interviene quindi per risolvere o migliorare lo stato dei vasi sanguigni colpiti da patologie legate al metabolismo o al normale invecchiamento dell’organismo. In chirurgia vascolare utilizziamo numerose tecniche: riparazione, derivazione, sostituzione, rimozione. Sofisticate e diversificate sono anche le metodologie di intervento. Io personalmente prediligo le metodologie aperte o miniinvasive, di tipo endovascolare con stent oppure con endoprotesi.

Come si ammala, allora, il nostro sistema vascolare? I vasi arteriosi possono essere colpiti da trombosi, embolia, aneurisma, aterosclerosi e dissecazione. I vasi venosi, invece, possono incorrere in insufficienza venosa, trombosi venosa,  vene varicose. Infine abbiamo i vasi linfatici, interessati principalmente da patologie come il linfedema primario o secondario. Io mi occupo di:

Sono anche un angiologo. La parola angiologia deriva dal greco angios (“vaso”) e logos (“studio”). È quella branca della medicina che studia l’anatomia e le malattie che colpiscono i vasi sanguigni e quelli linfatici. La chirurgia completa l’angiologia perchè oggi ci permette di risolvere una patologia in modo risolutivo.

  • Trattamento chirurgico delle stenosi carotidee, delle arteriopatie dell’aorta e degli arti inferiori e degli aneurismi e dell’aorta addominale;

  • Trattamento endovascolare degli aneurismi dell’aorta, delle stenosi carotidee, delle arteriopatie degli arti inferiori e del piede diabetico;

  • Chirurgia dell’insufficienza venosa superficiale e trattamento delle varici con metodica laser, radiofrequenza, colla e scleromousse;

  • EcoColorDoppler tronchi sovraortici, aorta addominale, arterie iliache, arti inferiori, arterie renali, arti superiori;

  • EcoColorDoppler venoso arti inferiori e studio varicocele maschile;

  • Trattamento dell’insufficienza venosa superficiale e terapia sclerosante delle teleangectasie venose;

  • Trattamento della Trombosi Venosa Profonda (TVP) e della Sindrome Post Trombotica;

  • Trattamento dell’insufficienza Linfatica e dei Linfedemi.

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